Content is King. Il re è morto, lunga vita al re.

Fin dalle epoche primordiali la narrazione ha accompagnato lo sviluppo intellettuale dell’uomo e della società.

Ma poi è arrivato l’internet. 

E la narrazione è stata sostituita dall’ambiziosa creazione di contenuti o per dirla nel linguaggio del marketing, dal fenomeno della content creation.

Con l’avvento dei motori di ricerca infatti, internet diviene il principale strumento per la scoperta di potenziali clienti e questo fa sì che cresca la battaglia per la pertinenza delle parole chiave in SERP (pagina dei risultati del motore di ricerca). E così che il volume dei contenuti supera per la prima volta il valore dei contenuti.

Ma anche questa situazione non poteva durare a lungo.

Così i motori di ricerca diventano sempre più esigenti rispetto alla qualità dei contenuti. C’è troppo da leggere e sempre meno tempo per farlo. Si pone quindi la domanda: non sarebbe più coinvolgente lasciarsi prendere da una storia invece che leggere qualcosa chiamato contenuto?

Le storie sono ciò che rende gli uomini differenti dalle scimmie.

Invece la parola “creazione di contenuti”, fa sì che uomini e scimmie diventino un tutt’uno di fronte all’algoritmo di un motore di ricerca.

Sembra banale, ma solo noi possiamo raccontare la nostra storia.

Esistono in rete tanti articoli di marketing che raccomandano di avere una strategia di contenuto, degli obiettivi, un calendario editoriale e un invito all’azione. Ma prima preoccupiamoci di avere una storia da raccontare. Poi pensiamo a tutto il resto.

Basta con le checklist, i pros e i cons, i “suggerimenti per” e i contenuti brevi. I famosi potenziali clienti vogliono qualcosa di più consistente e unico in cui affondare i denti.

Per essere bravi narratori non bisogna per forza conseguire un master in scrittura creativa. Una buona storia inizia con un atto di fede. Prima di tutto nell’azienda e nei propri clienti. E’ la fiducia stessa che giustifica l’esistenza dell’azienda e ogni brandello della narrazione deve essere intriso di questa credenza.

Un marchio è la credenza in un mondo migliore diverso da quello della nostra concorrenza. È un mondo in cui i nostri clienti vorrebbero vivere.

Le aziende che fanno leva su ciò in cui credono, finiscono per raccontare le storie più autentiche e coinvolgenti. I consumatori così, non solo acquistano un prodotto, ma comprano un sistema di valori.

Un prodotto attira un cliente in negozio. Un sistema di valori lo tiene lì.

E non dimentichiamoci poi dell’elemento umano.

Le storie migliori hanno un elemento umano. Senza una connessione personale una storia è solo un’informazione. Mostrare il lato umano di un’azienda è il modo migliore per essere credibili.

Solo in questo modo altre persone vorranno vivere nel nostro mondo e saranno in grado di riconoscersi in esso.

Liberamente tratto da un articolo di @Pat_Armitage direttore Marketing presso BlogMutt.

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Simona Facondo

Brand and Communications Consultant. Mi muovo nel mondo della comunicazione concentrandomi sulla strategia, la creatività, la scrittura e il design.