Quando non

c’è #STRATEGY

i COPY
BALLANO.

Sono una strategist. E una copy. E nella mia precedente vita, anche un direttore creativo. Se vuoi sapere cosa so fare, non chiedermelo. Mettimi alla prova.

In rete non si parla altro che di Google e del nuovo Restyling del Logo a cui è stato affiancato anche quello della Corporate Image. Ma in cosa consiste esattamente un Restyling del Logo? E soprattutto, quando è necessario?

Partiamo dall’inizio e cerchiamo di comprendere cosa si intende per Logo.

Il Logo è un insieme di simboli grafici e/o testo che rappresentano ed identificano un’azienda e che riescono a differenziarla sul mercato rispetto ai competitors.

Per raggiungere questo obiettivo il Logo deve:

  • rispecchiare la natura dell’azienda
  • essere originale, riconoscibile ed identificabile
  • creare un’associazione immediata con l’azienda
  • essere adattabile, riproducibile e stampabile su supporti di materiali e dimensioni differenti senza perdere la propria identità.

Il Restyling del Logo è quindi una sorta di “update”, di ringiovanimento del logo stesso, come quando si vuole ridare vita ad un viso distendendo le rughe di espressione.

Quando è utile operare un restyling del proprio marchio aziendale?

  • quando sono cambiati i canoni estetici
  • quando è cambiato il target di riferimento
  • quando sono cambiati i media che veicolano l’immagine (ad esempio: siamo sicuri che il nostro logo aziendale è leggibile anche sul banner di un sito internet o nell’icona di un‘app mobile?)
  • quando è cambiata l’azienda (nel business, nelle caratteristiche, nei valori condivisi).

Come succede nei casi di trattamento con il Botox, il restyling però non va fatto a caso.

Colori, linee, caratteri non devono essere modificati in maniera drastica. Se ci si discosta troppo dal logo originale infatti, il cliente potrebbe avere difficoltà a ricollegare il prodotto ad un brand snaturato delle proprie connotazioni peculiari.

Cosa succede infatti al nostro attore preferito quando si sottopone ad un intervento estetico sbagliato? A volte stentiamo a riconoscerlo, oppure non ci piace più.

Ecco gli accorgimenti che bisogna adottare per non creare confusione presso il cliente:

  • non effettuare il restyling a caso, ovvero senza un particolare motivo (vedi sopra)
  • ricordarsi di aggiornare con il nuovo logo tutta la corporate image (immagine coordinata, sito, catalogo, segnaletica, cartellonistica etc.)
  • far coincidere il restyling con un momento di cambiamento: la messa online del nuovo sito internet, il lancio di un nuovo prodotto, l’apertura di una nuova sede, ecc.

Ritornando a Google possiamo notare come tutti gli accorgimenti siano stati rispettati.

L’azienda infatti negli ultimi tempi ha annunciato diversi e consistenti cambiamenti tra cui:

– l‘introduzione del Material Design, un prodotto innovativo che si inserisce in maniera definitiva tra lo Scheumorfismo di Apple e il Flat Design di Android e che porta allo sviluppo un nuovo Design e un nuovo linguaggio destinati a modificare per sempre l’User Experience del mondo digitale.

– la nascita di Alphabet (definita dagli stessi Larry Page Sergey Brin “a very exciting new chapter in the life of Google”), ovvero una nuova compagnia che comprende differenti aziende tra cui, ovviamente, la più grande è Google.

– la separazione tra Youtube e Google+: le due piattaforme nei prossimi mesi inizieranno ad operare come realtà indipendenti (cammino già intrapreso da Google Foto e G+).

Il restyling del logo di Google inoltre è stato prontamente comunicato nel doodle e poi visualizzato a livello iconografico in tutti gli spazi visivi presidiati dallo stesso.

Ad accompagnare questo cambiamento c’è anche lo studio di un font type ad hoc che supporterà tutta la corporate image: il Product Sans.

Se volete approfondire l’argomento sul restyling dell’immagine corporate di Google, potete leggere direttamente dalla fonte l’articolo Evolving the Google Identity.

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